Ci è stato insegnato a considerare noi stessi come dei contenitori vuoti, che hanno bisogno di essere gradatamente riempiti. A questo pensano la religione, l'educazione e i tanti condizionamenti che riceviamo in continuazione dalla società e, in generale, dall'ambiente che ci circonda. «Non far questo perché è peccato». «Non dire quello perché non sta bene». «Non fare quell'altro perché è sconveniente».
Quante proibizioni riceviamo fin dall'infanzia! E quante ingiunzioni a fare invece tante altre cose, soltanto perché la morale comune, la moda, l'etichetta, gli usi e costumi richiedono quel determinato comportamento. Siamo come ingabbiati, imprigionati in una rete di "fare" e "non fare", "dire" e "non dire", perfino "pensare" e "non pensare".
Questa rete è stata costruita da altri esseri umani che si sono arrogati il diritto di decidere, stabilire certe norme e sono stati poi così in gamba da farsi ubbidire un po' da tutti. Così sono nate le consuetudini di vita comune, sia a livello fisico che psicologico e perfino spirituale. Siamo in prigione e ci siamo ormai abituati così bene al nostro stato di prigionieri che non pensiamo neppure alla possibilità di essere liberi padroni di noi stessi e delle nostre scelte.
Padre Anthony de Mello era un gesuita infatti mi sono benevolmente meravigliata che abbia potuto fare certe affermazioni nei suoi libri
Poi ho letto che Papa Ratzinger, quando era a capo del S.Uffizio, ha decretato i suoi scritti addirittura dannosi.
(Per forza! Lui cerca di spiegarci come possiamo trovare Dio e come possiamo pensarlo...)
Per fortuna hanno continuato a girare e ad essere letti. Ho scoperto di averne due anche io nella mia libreria. Libri che lessi sommariamente diversi anni fa ma che meritano di essere rivisitati Grazie LiCla
« Preghiera, amore, spiritualità, religione significano liberarsi dalle illusioni. [...] Una volta abbandonate le illusioni, il cuore è libero, fiorisce l'amore. Allora sarete felici. Allora sarete trasformati. Solo allora saprete chi è Dio. » (da Istruzioni di volo per aquile e polli)
Ci è stato insegnato a considerare noi stessi come dei contenitori vuoti, che hanno bisogno di essere gradatamente riempiti. A questo pensano la religione, l'educazione e i tanti condizionamenti che riceviamo in continuazione dalla società e, in generale, dall'ambiente che ci circonda. «Non far questo perché è peccato». «Non dire quello perché non sta bene». «Non fare quell'altro perché è sconveniente».
Quante proibizioni riceviamo fin dall'infanzia! E quante ingiunzioni a fare invece tante altre cose, soltanto perché la morale comune, la moda, l'etichetta, gli usi e costumi richiedono quel determinato comportamento. Siamo come ingabbiati, imprigionati in una rete di "fare" e "non fare", "dire" e "non dire", perfino "pensare" e "non pensare".
Questa rete è stata costruita da altri esseri umani che si sono arrogati il diritto di decidere, stabilire certe norme e sono stati poi così in gamba da farsi ubbidire un po' da tutti. Così sono nate le consuetudini di vita comune, sia a livello fisico che psicologico e perfino spirituale. Siamo in prigione e ci siamo ormai abituati così bene al nostro stato di prigionieri che non pensiamo neppure alla possibilità di essere liberi padroni di noi stessi e delle nostre scelte.
Caro LiCla! Com'è attuale questo tuo post! Sono passati 10 anni ma ciò che ha scritto De Mello è intramontabile. Abbiamo sempre subìto (e subiamo) molti condizionamenti e pian piano (forse) ci hanno ridotto anche a non pensare...